Turandot al Museo del Tessuto di Prato: la Mostra e gli itinerari su Puccini e Chini in Toscana

Turandot al Museo del Tessuto di Prato: la Mostra e gli itinerari su Puccini e Chini in Toscana

Turandot al Museo del Tessuto di Prato: la Mostra e gli itinerari su Puccini e Chini in Toscana

Ospiti:

Filippo Guarini, Direttore del Museo del Tessuto di Prato

Daniela Degl’Innocenti, conservatrice del Museo del Tessuto e della Mostra “Turandot e l’Oriente fantastico di Puccini, Chini e Caramba”

Monica Zavattaro, conservatrice Museo di Antropologia ed Etnologia del Sistema Museale di Ateneo e co-curatrice della Mostra

Simonetta Bigongiari, Fondazione Puccini di Lucca

Conduce: Claudio Sottili

L’incontro, organizzato in collaborazione con la Regione Toscana e Toscana Promozione Turistica, è stato dedicato alla Mostra Turandot e l’oriente fantastico di Puccini, Chini e Caramba allestita presso il Museo del Tessuto di Prato. La Mostra è iniziata lo scorso 22 maggio e si concluderà il prossimo 21 novembre.

Come introdotto dal Direttore del Museo del Tessuto di Prato, Filippo Guarini, questa Mostra nasce da un evento fortuito: l’acquisto di alcuni costumi di scena da un privato che erano appartenuti al grande soprano pratese Iva Pacetti. Si tratta di tre abiti e alcuni gioielli di scena che, dopo minuziosa ricerca, è stato possibile attribuire alla prima della Turandot tenutasi al Teatro alla Scala di Milano nel 1926 e diretta dal maestro Arturo Toscanini.

Daniela Degl’Innocenti, conservatrice del Museo del Tessuto e curatrice della Mostra ha raccontato come il Museo è entrato in possesso dei preziosi reperti: come in un giallo d’antan, questi abiti sono stati portati da un privato che sosteneva fossero appartenuti al grande compositore Giacomo Puccini e successivamente alla soprana Iva Pacetti. Da quel momento iniziano gli studi in base ai quali la curatrice della Mostra, soprattutto grazie a delle foto degli abiti conservati dalla casa Ricordi e ad altre foto dell’epoca, riesce a ricostruirne l’inestimabile valore. Gli studi hanno portato anche a scoprire che i costumi erano stati disegnati da Galileo Chini, lo scenografo che aveva realizzato le scenografie per la Turandot, andata in scena per la prima volta al Teatro alla Scala il 25 aprile 1926, diretta da Arturo Toscanini.

Durante l’incontro, il pubblico della Versiliana ha avuto la possibilità di visionare le splendide fotografie dei pezzi esposti nella Mostra e un video di presentazione su di un ledwall appositamente allestito. Il restauro dei preziosi reperti, rinvenuti in pessimo stato conservativo, è stato reso possibile grazie alla collaborazione pubblico-privato, che ha visto da un lato il cofinanziamento della Regione Toscana, dall’altro l’organizzazione da parte del Museo del Tessuto di una campagna di crowdfunding alla quale hanno contribuito quasi 170 privati provenienti da otto Paesi diversi, aziende e associazioni del territorio.

Il Museo del tessuto di Prato si trova in Via Puccetti 3 e gli orari sono: martedì e giovedì 10 – 15, venerdì e sabato 10 – 19 e la domenica 15 – 19; il lunedì chiuso.

Co-organizzatore della Mostra è Museo di Antropologia e Etnologia appartenente al Sistema Museale dell’Ateneo fiorentino la cui conservatrice, Monica Zavattaro, ha raccontato della vastità di reperti storici che vi sono conservati per lo studio dell’evoluzione dell’uomo; l’importanza di questo Museo è riconosciuta a livello mondiale essendo stato il primo in assoluto nel suo genere. Fondato nel 1869 dall’antropologo Paolo Mantegazza, il Museo di Antropologia ed Etnologia perseguiva l’intento di raccogliere le testimonianze della diversità umana secondo un approccio che la stessa Zavattaro ha definito olistico.

Il Museo conserva oggetti di ogni tipo che illustrano usi e costumi di vari popoli: abiti, accessori di abbigliamento, ornamenti e gioielli, elementi architettonici, idoli e amuleti, armi, utensili, …; tra questi c’è anche una collezione di oltre 600 cimeli orientali, riportati da Galileo Chini – grande interprete del Liberty italiano – al rientro dal suo viaggio in Siam nel 1913 e da lui personalmente donati al Museo fiorentino.

Il Museo si trova in Via del Proconsolo 12, a Firenze ed è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 17 eccetto il mercoledì con orario 9–19:30 e il lunedì è chiuso per riposo settimanale.

Simonetta Bigongiari della Fondazione Puccini di Lucca ha raccontato alcuni aneddoti interessanti su Puccini e i preziosi cimeli conservati nel Museo dedicato al grande compositore nella sua casa di Lucca. Tra queste vi sono diverse lettere scritte da Giacomo Puccini e dal maestro Arturo Toscanini; alcune di queste riguardano la messa in scena della Turandot del 1926 alla Scala di Milano dalle quali emerge che fu lo stesso Puccini a commissionare gli abiti di scena a Chini provocando il forte risentimento di Luigi Sapelli, in arte Caramba, storico costumista della Scala.

Secondo quanto si tramanda, Chini, che era più un artista che un artigiano, era in grave ritardo nella consegna degli abiti di scena e Toscanini decise di affidarne la realizzazione a Caramba; per cui, gli abiti in Mostra al Museo sono stati disegnati da Chini ma realizzati dal Sapelli.

Nel periodo della Mostra “Turandot e l’oriente fantastico di Puccini, Chini e Caramba”, il direttore del Museo di Prato Filippo Guarini ha promosso la realizzazione di una guida degli itinerari su Giacomo Puccini, distribuito anche al pubblico della Versiliana; tra questi c’è anche la Casa Museo di Giacomo Puccini a Lucca situato in via Corte S. Lorenzo, 9 aperto tutti i giorni dalle 10 alle 19.

In chiusura dell’incontro il conduttore, che ha sapientemente trasformato la descrizione di una Mostra in un avvincente racconto storico-culturale, ha raccontato la trama della Turandot terminando con la riproduzione della famosa aria “Tu che di gel sei cinta” interpretata da Maria Callas nel 1954.

Luca Imposimato

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